Alt! Viral atlas

Autore: Andrea Marcolini

Descrizione: Viral atlas raccoglie contributi iconografici (nel suo significato più ampio), provenienti da differenti paesi e nazioni, riguardanti la produzione visuale delle formule di condotta e prevenzione dal contagio e diffusione del coronavirus.
Dal lontano Messico alla popolata India, ricercatori e studenti, persone che hanno incrociato lungo il loro cammino l’Università di Pavia, dialogheranno con tutti noi inviandoci differente materiale in immagine e le loro sintetiche considerazioni. Abbiamo avuto il pensiero di pubblicare l’oggetto di questo “carteggio”, di dargli una forma in costante aggiornamento, cercando di raggiungere, strada facendo, un concetto d’insieme, un atlante molteplice, di questa produzione visionaria.
In ausilio ai decreti, alle ordinanze, alle disposizioni precise, anche la produzione visiva svolge il suo carattere educativo e persuasivo. Una potenza dell’immagine in grado di dispiegare tutta la sua forza comunicativa nel supporto di una info-grafica, in un oggetto significativo, in un’animazione, in una gestualità. Un pensiero tradotto in linee e superfici.
Attingendo da un commune appartenere, da una langue delle forme, tutto questo materiale si andrà a costituire come un piccolo sillabario sincronico della vita delle immagini ai tempi del coronavirus.

 

Viral atlas/1 Guatemala

Pubblichiamo il nostro primo tassello visuale inviatoci da Paola C., dottoranda in scienze della natura, presso Cobán (Guatemala).
Le istituzioni guatemalteche hanno deciso di attingere dall’immaginario faunistico locale. Un tapiro di Baird, stilizzato in sagoma, misura lo spazio di separazione tra due persone, anch’esse in sagoma. La frase sopra l’immagine fa riferimento a delle “dritte”, degli escamotages cognitivi per permettere alle persone di immaginare la distanza tra loro, qualora non avessero altri elementi orientativi per stabilire lo spazio di separazione. La didascalia posta sotto, in stretta correlazione, recita: «se ti trovi per strada e non conosci la distanza sociale corretta, immagina che ci sia un tapiro del centroamerica, tapirus bairdii, tra te e l’altra persona».

Distanza sociale COVID-19

La struttura complessiva dell’immagine si colloca in un incrocio tra il perfetto stile dell’info-grafica del ‘pericolo’ (sagome nere su fondo giallo) e una declinazione contenutistica in «stile biologico». Una funzione proiettiva: la capacità di attingere dal nostro bagaglio esperienziale, dal mondo che ci circonda e che quotidianamente esperiamo, per ritradurlo in un contesto differente. Mimesis e simbolo, per una risemantizzazione del segno in un nuovo atto iconico.
Tapirus bairdii: diventuto animale totem del Guatemala, è considerato una sorta di fossile vivente: la forma del suo corpo è rimasta inalterata per 35 milioni di anni.

 

Viral atlas/2 Senegal

Babukar A., di origine senegalese e iscritto al terzo anno di sociologia presso la nostra università, ci segnala una bella iniziativa messa in atto da un collettivo di writers di Dakar. RBS Crew, nome del collettivo, ha pensato di creare, con il sostegno delle istituzioni locali, una campagna di sensibilizzazione contro il contagio interamente visuale. Dispersi per tutta la città e impressi sui muri che ne tracciano le arterie del traffico, volti coperti da mascherine protettive colorano il nuovo panorama urbano.

RBS Crew, Dakar, Senegal

Come scenografie parlanti di ancestrali pittogrammi rupestri, in linea con gli stilemi del tempo, queste immagini esortano i cittadini all’interiorizzazione di semplici “gesti barriera”. I colori, le figure, i tratti stilistici, rimangono inalterati rispetto ai precedenti murales, permettendo allo sguardo un riconoscimento immediato. Tramite questa scelta di continuità esse garantiscono la familiarità delle faces, dove l’altro, il singolare, cede il passo tuttavia al medesimo, all’identico, mediante la copertura stessa del volto. Non importa più chi è quella persona, importa il carattere universale che rappresenta. L’elemento distintivo del tempo è la differenza per addizione, l’aggiunta di quell’oggetto funzionale sul volto, divenuto oramai simbolo, maschera, della silenziosa lotta del singolo in nome di un’umanità guarita.
Nata come formula visiva di rivendicazione degli spazi urbani, molto spesso alienati, la street art testimonia qui il suo valore propedeutico ed educativo.